Malati cronici, diagnosi in ritardo in tre casi su quattro

 
Quasi tre malati cronici su quattro denunciano ritardi nella diagnosi, per la scarsa conoscenza della patologia da parte dei medici o per la sottovalutazione dei sintomi. Lo afferma il Rapporto "Cittadini con cronicità: molti atti, pochi fatti", presentato dal Coordinamento nazionale delle associazioni di malati cronici di Cittadinanzattiva.   Oltre il 73% dei pazienti intervistati denuncia ritardi nella diagnosi, imputabili alla scarsa conoscenza della patologia da parte di medici e pediatri di famiglia (83,7%), sottovalutazione dei sintomi (67,4%), mancanza di personale specializzato e di centri sul territorio (58%).   Del tutto carente l'integrazione tra assistenza primaria e specialistica (lo denuncia il 95,8%), così come la continuità tra ospedale e territorio (65,1%) e l'assistenza domiciliare (45,8%). L'integrazione sociosanitaria e i Percorsi diagnostici-terapeutici sono inoltre attuati solo in alcune realtà.       «Sul territorio - si legge - le carenze sono evidenti: al primo posto i tempi di attesa, segnalati dal 90%, per accedere alle strutture riabilitative, alle lungodegenze o RSA, alle strutture semiresidenziali. Nel caso delle RSA e lungodegenze, si segnala la mancanza di équipe multiprofessionali (55%), i costi eccessivi per la retta (50%), la necessità di pagare una persona per assistere il malato (45%)».  Non va meglio per l'assistenza domiciliare: in questo caso, infatti, il numero di ore di assistenza erogate risulta insufficiente (61,9%), manca l'assistenza psicologica e quella di tipo sociale (57,1%) è difficile. A detta dell'81,5% delle associazioni, i bisogni psicosociali non vengono presi in considerazione e per il 73,8% la persona, il familiare e il caregiver non vengono coinvolti né sostenuti dal punto di vista educativo e formativo. (ANSA)
 

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